Si chiama ixpi e viene eseguito con un prelievo di sangue
L’urologo Rigatti: “riduce ricorso a biopsie prostatiche”
E’ stato introdotto alla Fondazione Giglio di Cefalù un nuovo test per la diagnosi di tumore alla prostata denominato ”Ixip”. Il test viene eseguito dal centro prelievi del laboratorio analisi del Giglio su un semplice campione di sangue. L’esito fornisce al medico l’indice di probabilità di tumore alla prostata ancor prima di eseguire la biopsia prostatica. Evitando quindi al paziente di essere sottoposto a un esame invasivo.
“Nell’ultimo congresso americano di urologia, che si è tenuto a San Francisco - ha detto il professore Patrizio Rigatti - l’Ixpi è stato ritenuto il test diagnostico sulla prostata attualmente più affidabile con una certezza del risultato pari al 90 percento. In caso di esito positivo l’Ixpi ci offre anche l’indice di aggressività del tumore. Non sostituisce - ha aggiunto Rigatti - il PSA che è l’esame di routine ma quando questo è mosso o sospetto attraverso l’Ixip il medico può definire la diagnosi con accuratezza.
L’ixip - ha precisato l’urologo - deve essere preceduto dall’ecografia rettale (Digital Rectal Exam) per determinare il volume della prostata e/o dalla risonanza magnetica multiparametrica per evidenziare anche le zone di rischio (Piras)”.
L’Ixpi viene, infatti, calcolato sulla base di quattro parametri: livelli sierologici di PSA, livelli sierologia di PSA-Igm (immunoglobine), il volume della prostata e l’età del paziente.
“Processando questi parametri - ha aggiunto Martino Tinaglia, responsabile del laboratorio analisi - determiniamo il rischio di tumore alla prostata da nullo a molto alto”. “Su un valore di rischio medio - ha sottolineato Rigatti - viene consigliata la Biopsia”.
Il laboratorio di Cefalù è il primo in Sicilia ad eseguire questo test.
“L’urologia di Cefalù - ha detto il direttore generale Vittorio Virgilio - si conferma un’eccellenza della sanità siciliana sia sotto il profilo della diagnosi che della cura con un equipe di chirurghi di elevata professionalità”. Soddisfazione per l’introduzione di questo nuovo test diagnostico è stata espressa dal presidente del Consiglio di amministrazione, Giovanni Albano “ritenendo l’innovazione in sanità elemento fondamentale per qualificare una struttura”.
Al Giglio viene, inoltre, eseguito anche il test delle cellule tumorali circolanti (Ctc) indicato anche per altri tumori come mammella, colon ovaie, il fish test e la risonanza magnetica con bobina endorettale per la diagnosi del tumore alla prostata.
L’Ixpi è un esame non rimborsato dal servizio sanitario nazionale con un costo a carico del paziente di euro 65,00. Non occorre la prenotazione, viene eseguito a digiuno e al mattino. Il paziente al momento del test deve essere in possesso di altro esame strumentale che indica il volume della prostata che è uno dei parametri per il calcolo dell’Ixpi.
11 vl/com 2018
A #ospedalerisponde abbiamo parlato del tumore alla prostata con le innovazioni terapeutiche e chirurgiche grazie al contributo del professore Patrizio Rigatti.
Il video è diviso in due parti. Qui puoi visualizzare la seconda parte.
Per vedere la prima parte del video clicca qui.
A #ospedalerisponde abbiamo parlato del tumore alla prostata con le innovazioni terapeutiche e chirurgiche grazie al contributo del professore Patrizio Rigatti.
Il video è diviso in due parti. Qui puoi visualizzare la prima parte. Per la seconda parte clicca qui.
DIRETTA SUL PROFILO FACEBOOK DEL GIGLIO CON L’UROLOGO PATRIZIO RIGATTI
Il tumore alla prostata come prevenirlo e quali sono, oggi, le terapie più innovative sul campo. E’ questo il tema della puntata di #ospedalerisponde la rubrica della Fondazione Giglio in diretta video ogni mercoledi, alle ore 16, sul profilo Facebook dell’ospedale di Cefalù (facebook.com/ospedalegiglio).
Ospite della puntata, curata dall’ufficio stampa della Fondazione, è il professore Patrizio Rigatti tra i più noti urologi italiani con all’attivo oltre 50 mila interventi chirurgici.
Nel corso della puntata si parlerà di genetica e dei nuovi marcatori che rilevano la predisposizione al tumore alla prostata, di biopsie liquide fra cui il test delle cellule tumorali circolanti, della diagnostica Pet con colina e rame, del test del Psa e di quelli più evoluti e, ovviamente, anche dell’intervento chirurgico e delle innovazioni introdotte dalla robotica.
Durante la trasmissione è possibile interagire in diretta con il medico ospite della puntata attraverso i commenti del video in diretta di Facebook.
8 vl/com 2017
Il tumore alla prostata come prevenirlo e quali le terapie più innovative oggi sul campo: è questo il tema della puntata di #ospedalerisponde di mercoledì 5 aprile, in diretta, alle ore 16, sul nostro profilo di facebook. Ospite della puntata è il prof. Patrizio Rigatti tra i più noti urologi italiani con all'attivo ben oltre 50 mila interventi chirurgichi.
Con il prof. Rigatti parleremo degli studi genetici e quindi dei nuovi marcatori che rilevano la predisposizione al tumore alla prostata, delle innovative biopsie liquide tra cui il test delle cellule tumorali circolanti, della diagnostica con Pet colina e rame, della validità del test Psa e di quelli più evoluti. Ovviamente anche dell'intervento chirurgico e delle innovazioni introdotte dalla robotica e di come proseguire la terapia post intervento.
#ospedalerisponde è una rubrica curata dall'ufficio stampa della Fondazione Giglio, diretto dal giornalista Vincenzo Lombardo.
Il professore Patrizio Rigatti in una intervista rilasciata a Luca Sciortino per Panorama.it fa il punto sul test delle cellule tumorali circolanti nel sangue e sull'impiego in urologia in particolare nel caso di tumore alla prostata.
L’ESAME SEGNALA RIPRESA MALATTIA O EFFICACIA CURA. ESEGUITO IN ACCORDO CON IEO
Un nuovo test diagnostico per verificare la presenza o meno di cellule tumorali nell’organismo dopo una terapia chirurgica radicale o per controllare l’efficacia di una cura antiblastica, viene eseguito all’ospedale Giglio di Cefalù. E’ il cosiddetto test delle cellule tumorali circolanti (CTC) indicato per i tumori alla prostata, mammella ma anche ovaio e utero.
Al Giglio viene effettuato grazie ad un accordo siglato con l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano.
“Introduciamo nel nostro percorso sanitario – ha detto il direttore generale Vittorio Virgilio - nuovi esami diagnostici proiettando la struttura verso la nuova medicina che parte dallo studio del genoma”. “Un test – ha aggiunto il direttore sanitario, Lorenzo Lupo – che potrà essere proposto in futuro sulle persone cosiddette a rischio”.
Il test si effettua con un prelievo di sangue che cattura, identifica e conta il numero di cellule tumorali circolanti ove presenti nell’organismo umano dando al medico importanti indicazioni sulla diagnosi, cura e prognosi del tumore.
“E’ particolarmente indicato – ha rilevato l’urologo Patrizio Rigatti – nei casi di ripresa delle malattia sotto terapia. E’ un indice importante per capire se la terapia è efficace o no. Come urologi lo consigliamo dopo aver trattato chirurgicamente e radicalmente un tumore alla prostata”.
L’esame è a carico dell’assistito perchè non rientra ancora tra le prestazioni rimborsate da Sistema Sanitario Nazionale.
Viene effettuato presso il laboratorio d’analisi dell’ospedale su richiesta del paziente.
25 vl/Com 2016
Per TV Intervista al prof. Rigatti link di download valido sino al 27 luglio 2016
Patrizio Rigatti, urologo di fama internazionale, che da diversi anni collabora con il Giglio di Cefalù in una intervista rilasciata a Medisalute TV parla delle nuove frontiere dell'urologia per combattere tumori esistenti, anche in metastasi, e su come prevenirli.
"E' cambiata in maniera importante l'urologia, spiega Rigatti. Oggi si valuta meglio la problematica della prevenzione che si può fare con indagini di tipo genetico. Si può sapere per tempo se una persona potrà nel suo futuro avere una certa tipologia di tumore o malattie importanti. Una svolta epocale nel nostro mondo. Si può anche intervenire su determinate metastasi che fino a qualche anno fa era impensabile".
Rigatti descrive il tumore della prostata come "infido che non da segno sino a quando non arriva a volumi importanti" e sottolinea "l'imporanza delle indagini preventive da eseguire regolarmente a partire da un'eta giovane".
Il noto urologo parla anche dei nuovi test. "Il Psa - dice - ha una validità di risultato che è circa del 50 percento. Oggi abbiamo sistemi più precisi del PSA che si chiamano PCA3 e PHI. Uno viene eseguito sul liquido prostatico e l'altro su un prelievo di sangue. Questi possono far salire l'affidabilità diagnostica di almeno il 30 percento".
Per vedere l'intera intervista vai su MedisaluteTV a partire dal minuto 8.45 del programma.
INTERVENTO RARO E ALTO RISCHIO ESEGUITO DA EQUIPE MULTIDISCIPLINARE CON RIGATTI E VEROUX
PAZIENTE DIMESSO IN OTTIME CONDIZIONI. SALVAGUARDATA FUNZIONALITÀ RENALE
Un intervento quanto raro che complesso e ad altro rischio per l’insieme di patologie che interessavano lo stesso organo, nel caso specifico il rene, che per una malformazione congenita, si presentava a ferro di cavallo, è stato eseguito da un equipe multidisciplinare composta da urologi e chirurghi vascolari all’ospedale Giglio di Cefalù.
Nel paziente, 58 enne, d’origine siciliana ma residente da oltre quarant’anni nel milanese, i sanitari oltre ad aver verificato la presenza di un rene a forma di ferro di cavallo avevano diagnosticato un tumore e una cisti sul rene sinistro, un aneurisma dell’aorta addominale infiammatoria, posta nel punto di contatto tra i due reni (che disegnavano un ferro di cavallo) con anomalie vascolari renali multiple.
“In una casistica di 50 mila interventi chirurgici eseguiti nella mia carriera – dice il professore Patrizio Rigatti, tra i padri dell’urologia italiana – questo è il primo caso di un paziente con più “malformazioni” in concomitanza in un solo organo”. “E’ stato pertanto necessario – ha aggiunto professore Pierfrancesco Veroux, chirurgo vascolare - pianificare una strategia preoperatoria molto precisa, per risolvere le patologie riscontrate e mirare al mantenimento della funzionalità renale. L’eccezionalità dell’intervento – afferma Veroux – sta, infatti, nella strategia conservativa”. Il paziente non dovrà andare in dialisi, entrambi i reni, che sono stati divisi, sono stati salvaguardati.
“Una perfetta compliance tra le due equipe – dicono Rigatti e Veroux – ha consentito il successo del risultato”. Il paziente è stato dimesso in ottime condizioni dopo pochi giorni di degenza.
“Rilevante – sottolineano i chirurghi – il supporto degli anestesisti, diretti da Giovanni Malta, sia durante l’intervento, durato 8 ore, in anestesia totale, che per il post operatorio, in terapia intensiva e in reparto”.
“Professionisti di alto livello, tecnologie, gestione dell’ammalato – rileva il direttore generale Vittorio Virgilio – sono oggi un mix perfetto in questo ospedale. La sinergia tra le unità operative ci consente di supportare un’importante quanto complessa attività operatoria”.
L’intervento è stato eseguito in due fasi successive. In breve, nella prima parte gli urologi hanno effettuato una resezione parziale del rene contenete la neoformazione e successivamente separato i due reni permettendo così all’equipe vascolare di poter accedere al sottostante aneurisma, la cui parte più dilatata, di circa 12 centimetri, era estesa sino alle arterie iliache.
“”In pratica – spiega Rigatti – le arterie del rene sano, quello di destra sono stata staccate dall’aneurisma, come avviene per i trapianti, e attaccate sulla protesi aorto bisiliaca. Per qualche ora il rene destro è rimasto senza apporto sanguigno, mentre è stata mantenuta la funzionalità del rene sinistro dove è stato eliminato il tumore e la ciste di 5 centimetri”.
I vascolari a questo punto, oltre al trattamento del voluminoso aneurisma della aorta addominale, hanno ricostruito tre vasi renali che nascevano direttamente dal tratto aneurismatico della aorta. Un passaggio, ritenuto dai sanitari, ad alto rischio per il mantenimento della funzionalità renale.
“A tal fine – evidenzia il professor Veroux – è stata impiegata una tecnica operatoria di protezione del parenchima renale con la perfusione di soluzione a quattro gradi, raffreddamento esterno al rene e soprattutto una rapidità di esecuzione della ricostruzione vascolare (anastomosi)”.
Il paziente è stato dimesso dopo dieci giorni con i parametri nella norma. Il decorso post operatorio, è stato caratterizzato da una ripresa immediata della funzione renale, senza la necessita di ricorrere a sedute dialitiche.
In sala operatoria con Rigatti e Veroux hanno collaborato Salvino Biancorosso, Giuseppe Salamone e Alessia Giaquinta.
In occasione della visita di controllo il paziente ha voluto pubblicamente ringraziare i medici del Giglio. “E’ stata un’ottima esperienza. Sono arrivato a Cefalù – dice il paziente Salvatore B. - attratto dalla buona nomea dell’ospedale. Mi avevano detto che era al top. Mi sono fidato e, da Milano dove vivo dal 1961, praticamente da bambino, sono tornato, in un momento difficile della mia vita, nella regione natale”.
Il direttore sanitario Giuseppe Ferrara si è detto soddisfatto per i risultati clinici raggiunti dall’ospedale di Cefalù sottolineando “l’alta professionalità dei chirurghi che operano al Giglio”.
20 vl/com 2015
In merito alla nota diffusa dal Forum delle Associazioni di Cefalù, la direzione strategica della Fondazione San Raffaele Giglio di Cefalù precisa che: nessun limite è stato posto alla presenza del professor Rigatti, nella nostra struttura, straordinaria collaborazione di cui continuiamo ad avvalerci.
Il professor Rigatti, unitamente alla ormai collaudata e professionale equipe medica dell'unità operativa di urologia, rende questo reparto uno dei migliori centri del sud Italia.
Evidenziamo, inoltre, che la modifica della compagine societaria della Fondazione non implica alcuna variazione nello staff clinico in quanto essere già in carico al San Raffaele Giglio di Cefalù.
L'intera attività chirurgica, e non solo quella di urologia, oggi, viene programmata compatibilmente con la disponibilità di sangue data dal Centro Trasfusionale, ospitato presso il presidio ospedaliero di Cefalù, ma in capo, per la gestione, all'Asp6 di Palermo. Il sangue raccolto dal Centro trasfusionale di Cefalù viene quindi impiegato per il fabbisogno degli ospedali dell'Asp.
La Fondazione San Raffaele Giglio non è autorizzata alla raccolta di sangue, bensì, tutto il nostro personale è impegnato in una quotidiana opera di sensibilizzazione verso i familiari dei pazienti, in favore della donazione. In particolar modo, in questo periodo, in cui il Centro trasfusionale, ci comunica una importante carenza di sangue.
Ci spiace, infine, leggere notizie che possono diffondere timore e preoccupazioni sui nostri pazienti su un declassamento, del tutto infondato, di una nostra unità operativa. Questo sarebbe in contraddizione con le scelte operate dalla direzione strategica della Fondazione poste a migliorare e potenziare qualitativamente l'assistenza sanitaria.
28 vl 2014
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@hsrgiglio |
La Fondazione Istituto San Raffaele G. Giglio di Cefalù, oggi Fondazione Istituto G. Giglio di Cefalù, veniva istituita il 17 gennaio del 2003 attraverso una joint venture tra la Regione Siciliana, il Comune di Cefalù, l'Azienda USL 6 di Palermo, oggi Asp, e la Fondazione San Raffaele del Monte Tabor di Milano. Rappresentava uno dei primi modelli in Italia di sperimentazione pubblica-privata per la gestione di un ospedale pubblico, secondo quanto previsto dall'articolo 9 bis della legge n. 502 del 1992.
Fondazione Istituto
G. Giglio di Cefalù
Contrada Pietrapollastra - Pisciotto
90015 Cefalù (PA)
Tel: +39 0921 920 111
PEC:
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