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domenica 20 aprile, 2025
Lunedì, 30 Maggio 2016 17:34

Convegno sul piede diabetico

Relatori del convegno sul piede diabetico tenutosi al Giglio il 27 maggio 2016

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 Un'intera giornata di studi dedicata al Piede Diabetico si terrà venerdì 27 maggio, a partire dalle 8.30 alla Fondazione Giglio di Cefalù.

Al centro delle riflessioni di numerosi relatori ci sarà la prevenzione, la cura del piede diabetico, l'assistenza integrata, i percorsi diagnostici terapeutici, le ulcere vascolari sino agli interventi demolitivi e ricostruttivi. Il convegno presieduto dal direttore generale dell'ospedale Giglio, Vittorio Viriglio, sarà moderato dai medici Tondi, Leoni e dallo stesso Virgilio.
Previste 22 relazioni anche con il confronto di altre esperienze come quella di Padova sulle ulcere vascolari. Relazione che sarà tenuta dal Giampiero Avruscio. Tra i relatori i medici: Diaco, Boniforti, Clerici, Lo Bosco, Motta, Veroux, D'Arrigo, Giaquinta, Scialabba, Reina, Di Pino, Bajardi, Sichel, Failla, Gagliano, Mazzurco, Germigli e Clerissi.
Il convegno consente di maturare per i partecipanti (medici e infermieri) 7,5 crediti Ecm. La partecipazione è gratuita. Occorre iscriversi presso la segreteria organizzativa "Centro Organizzazione Congressi" che si può contattare alla seguente email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o al numero 0921.24293.
20 vl/com 2016

Ufficio stampa 0921.920683 mobile 335-8382991

Pubblicato in Comunicati stampa

INTERVENTO RARO E ALTO RISCHIO ESEGUITO DA EQUIPE MULTIDISCIPLINARE CON RIGATTI E VEROUX
PAZIENTE DIMESSO IN OTTIME CONDIZIONI. SALVAGUARDATA FUNZIONALITÀ RENALE

Un intervento quanto raro che complesso e ad altro rischio per l’insieme di patologie che interessavano lo stesso organo, nel caso specifico il rene, che per una malformazione congenita, si presentava a ferro di cavallo, è stato eseguito da un equipe multidisciplinare composta da urologi e chirurghi vascolari all’ospedale Giglio di Cefalù.
Nel paziente, 58 enne, d’origine siciliana ma residente da oltre quarant’anni nel milanese, i sanitari oltre ad aver verificato la presenza di un rene a forma di ferro di cavallo avevano diagnosticato un tumore e una cisti sul rene sinistro, un aneurisma dell’aorta addominale infiammatoria, posta nel punto di contatto tra i due reni (che disegnavano un ferro di cavallo) con anomalie vascolari renali multiple.
In una casistica di 50 mila interventi chirurgici eseguiti nella mia carriera – dice il professore Patrizio Rigatti, tra i padri dell’urologia italiana – questo è il primo caso di un paziente con più “malformazioni” in concomitanza in un solo organo”. “E’ stato pertanto necessario – ha aggiunto professore Pierfrancesco Veroux, chirurgo vascolare - pianificare una strategia preoperatoria molto precisa, per risolvere le patologie riscontrate e mirare al mantenimento della funzionalità renale. L’eccezionalità dell’intervento – afferma Veroux – sta, infatti, nella strategia conservativa”. Il paziente non dovrà andare in dialisi, entrambi i reni, che sono stati divisi, sono stati salvaguardati.
“Una perfetta compliance tra le due equipe – dicono Rigatti e Veroux – ha consentito il successo del risultato”. Il paziente è stato dimesso in ottime condizioni dopo pochi giorni di degenza.
“Rilevante – sottolineano i chirurghi – il supporto degli anestesisti, diretti da Giovanni Malta, sia durante l’intervento, durato 8 ore, in anestesia totale, che per il post operatorio, in terapia intensiva e in reparto”.
“Professionisti di alto livello, tecnologie, gestione dell’ammalato – rileva il direttore generale Vittorio Virgilio – sono oggi un mix perfetto in questo ospedale. La sinergia tra le unità operative ci consente di supportare un’importante quanto complessa attività operatoria”.
L’intervento è stato eseguito in due fasi successive. In breve, nella prima parte gli urologi hanno effettuato una resezione parziale del rene contenete la neoformazione e successivamente separato i due reni permettendo così all’equipe vascolare di poter accedere al sottostante aneurisma, la cui parte più dilatata, di circa 12 centimetri, era estesa sino alle arterie iliache.
“”In pratica – spiega Rigatti – le arterie del rene sano, quello di destra sono stata staccate dall’aneurisma, come avviene per i trapianti, e attaccate sulla protesi aorto bisiliaca. Per qualche ora il rene destro è rimasto senza apporto sanguigno, mentre è stata mantenuta la funzionalità del rene sinistro dove è stato eliminato il tumore e la ciste di 5 centimetri”.
I vascolari a questo punto, oltre al trattamento del voluminoso aneurisma della aorta addominale, hanno ricostruito tre vasi renali che nascevano direttamente dal tratto aneurismatico della aorta. Un passaggio, ritenuto dai sanitari, ad alto rischio per il mantenimento della funzionalità renale.
“A tal fine – evidenzia il professor Veroux – è stata impiegata una tecnica operatoria di protezione del parenchima renale con la perfusione di soluzione a quattro gradi, raffreddamento esterno al rene e soprattutto una rapidità di esecuzione della ricostruzione vascolare (anastomosi)”.
Il paziente è stato dimesso dopo dieci giorni con i parametri nella norma. Il decorso post operatorio, è stato caratterizzato da una ripresa immediata della funzione renale, senza la necessita di ricorrere a sedute dialitiche.
In sala operatoria con Rigatti e Veroux hanno collaborato Salvino Biancorosso, Giuseppe Salamone e Alessia Giaquinta.
In occasione della visita di controllo il paziente ha voluto pubblicamente ringraziare i medici del Giglio. “E’ stata un’ottima esperienza. Sono arrivato a Cefalù – dice il paziente Salvatore B. - attratto dalla buona nomea dell’ospedale. Mi avevano detto che era al top. Mi sono fidato e, da Milano dove vivo dal 1961, praticamente da bambino, sono tornato, in un momento difficile della mia vita, nella regione natale”.
Il direttore sanitario Giuseppe Ferrara si è detto soddisfatto per i risultati clinici raggiunti dall’ospedale di Cefalù sottolineando “l’alta professionalità dei chirurghi che operano al Giglio”.

20 vl/com 2015

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Patologie sempre più complesse trattate dal pronto soccorso del Giglio di Cefalù in sinergia con le unità operative dello stesso ospedale. Tra le ultime, una stenosi dell’arteria renale su paziente ultraottantenne proveniente da Sant’Agata di Militello.

L’uomo è arrivato in pronto soccorso particolarmente scompensato con una insufficienza cardiorespiratoria conseguente a una stenosi preclusiva dell’arteria renale, con versamento pleurico e pericardico, che aveva determinato, fra l’altro, la non funzionalità del rene.

E’ stato preso in carico dai sanitari dell’area di emergenza del Giglio, diretti da Rosario Squatrito, e dall’equipe della chirurgia vascolare.

“Siamo intervenuti – dice il professore Pierfrancesco Veroux, ordinario di chirurgia vascolare – con una tecnica avanzata endovascolare che ci ha permesso di ripristinare, rapidamente, il flusso dell’arteria renale e di salvare la vita del paziente, salvaguardano anche il rene. Normalizzato il quadro clinico, il paziente sarà dimesso in settimana”. “Il nuovo corso dell’ospedale – rileva il direttore generale Vittorio Virgilio – garantisce, oggi, anche il trattamento delle urgenze in chirurgia vascolare per i casi più complessi. Una capacità di risposta dell’ospedale di Cefalù particolarmente rilevante per il territorio e per le province limitrofe”.

Il pronto soccorso del Giglio di Cefalù registra una media di 23.500 accessi all’anno con un incremento delle attività nella stagione estiva.

18 vl/com 2015

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ESEGUITE TRE PROCEDURE PER VIA PERCUTANEA SU PAZIENTI IN ETÀ AVANZATA

Nuove tecniche mininvasive per interventi in chirurgia vascolare, particolarmente complessi, come il trattamento dell’aneurisma dell’aorta addominale, sono state impiegate al San Raffaele Giglio di Cefalù. L’aneurisma dell’aorta addominale è una patologia ad altissimo rischio. La tecnologia permette, oggi, di intervenire anche su pazienti anziani che altrimenti non potrebbero essere trattati per via tradizionale e che andremmo incontro a conseguenze irrimediabili in caso di rottura dell’aneurisma.
Tre interventi di dilatazione dell’aorta addominale, su pazienti in età avanzata, una media di 80 anni, sono stati effettuati con accesso percutaneo dai vasi femorali e in anestesia locale. Una procedura eseguita in sala emodinamica ed ecoguidata.
“Tecnologie avanzate e grandi professionalità, consentono alla nostra struttura - ha detto il direttore generale Vittorio Virgilio – di offrire una sanità d’eccellenza, efficace, che riduce i rischi e i tempi di ricovero in ospedale, questo in linea con l’evoluzione della sanità moderna”.
Le nuove procedure sono state attuate grazie alla collaborazione avviata con Pierfrancesco Veroux, direttore della chirurgia vascolare e centro trapianti del policlinico universitario di Catania nonché direttore della scuola di specializzazione in chirurgia vascolare della stessa città. I trattamenti sono stati eseguiti in equipe con i chirurghi vascolari Mauro Scialabba e Leonildo Sichel.
“Solo ospedali – ha sottolineato il professor Veroux - che hanno un alta tecnologia, professionalità e un’alta disponibilità di dispositivi possono eseguire questi trattamenti per via percutanea”.
Il trattamento avviene in circa un’ora. Viene introdotta, per via percutanea, dai vasi femorali, una endoprotesi che va ad escludere la zona aneurismatica impedendone la futura rottura e ripristinando il flusso sanguigno. Quindi la successiva chiusura degli accessi esterni con avanzati sistemi percutanei. Il che evita incisioni chirurgici e aumento dei giorni di ospedalizzazione nonché sintomi dolorosi per il paziente. Il risultato è minore invasività, maggior comfort per il paziente, minor dolore post operatorio. La ripresa funzionale è rapida e la dimissione avviene nelle 24 ore successive alla procedura chirurgica.
11 vl/com 2015

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La Fondazione

La Fondazione Istituto San Raffaele G. Giglio di Cefalù, oggi Fondazione Istituto G. Giglio di Cefalù, veniva istituita il 17 gennaio del 2003 attraverso una joint venture tra la Regione Siciliana, il Comune di Cefalù, l'Azienda USL 6 di Palermo, oggi Asp, e la Fondazione San Raffaele del Monte Tabor di Milano. Rappresentava uno dei primi modelli in Italia di sperimentazione pubblica-privata per la gestione di un ospedale pubblico, secondo quanto previsto dall'articolo 9 bis della legge n. 502 del 1992.

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