Il Comitato Tecnico Scientifico è regolato dall’art. 13 dello statuto.
Il comitato tecnico scientifico è stato rinnovato nella seduta del CDA del 23 febbraio 2021 con la riconferma di Giuseppe Ferrara e Giacinto Beninati.
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Prof. Francesco Dieli |
Presidente | |
Curriculum Vitae | |
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Dott. Giuseppe Ferrara |
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Dott. Giacinto Beninati |
L’ambulatorio stomizzati interviene nella cura e riabilitazione delle persone che a seguito di intervento sono stati sottoposti a confezionamento di stomia urinaria e/o intestinale.
L’ambulatorio afferisce alla direzione sanitaria e al servizio infermieristico.
E’ gestito dall’infermiere coordinatore Dr. Salvatore Passafiume con master universitario in assistenza a pazienti stomizzati.
L’ambulatorio offre i seguenti servizi:
Prestazioni erogabili in area stomia:
Prestazioni erogabili in area disfunzione erettile:
Prestazioni erogate in area cateterismi:
Le attività cliniche ambulatoriali ed i percorsi clinici post-dimissione sono supervisionati e coordinati dal responsabile dell’unità operativa di Chirurgia Generale ed Oncologica Dott. Marcello Spampinato.
L’ambulatorio è un servizio offerto a tariffa calmierata pari a euro 20,00 a prestazione ed è prenotabile attraverso il servizio intramoenia.
Cos’è la cisti pilonidale ( sinus pilonidalis)?
Il sinus pilonidalis, altresì detto malattia pilonidale o cisti pilonidale, è un’infezione a carattere suppurativo e molto spesso recrudescente, interessante solitamente la regione sacrococcigea, nella fattispecie, la piega interglutea.
Nonostante la malattia pilonidale sia stata descritta da più di 100 anni, non è ancora stata comprovata una teoria eziopatogenetica.
Diversi autori suggeriscono la teoria della penetrazione progressiva dei peli nel tessuto cellulare sottocutaneo, grazie all’azione favorente dei microtraumi ripetuti da strofinamento del solco intergluteo. Ne deriverebbe la formazione di una cavità pseudocistica circondata da tessuto di granulazione contente peli senza bulbo, la cui estremità distale sarebbe diretta verso il centro della cavità.
Pertanto la coesistenza di un solco intergluteo profondo, più frequente nell’obeso, di un pelo libero di penetrare in profondità e di fragilità cutanea indotta da sfregamento e sudorazione locale favorirebbero la comparsa della lesione.
Come si presenta la cisti pilonidale?
Inizialmente il sinus pilonidalis infetto si può presentare clinicamente come malattia ascessuale acuta localizzata o, in alternativa, come ascesso cronico con secrezioni purulente intermittenti a livello della zona cutanea sita tra i glutei (linea interglutea).
In caso di ascesso acuto localizzato, il dolore rappresenta il sintomo principale; raramente questo è associato a rialzo febbrile. Altrimenti, la cavità ascessuale si può spontaneamente drenare a intervalli ciclici tramite orifizi cutanei, configurando così un quadro cronico. In quest’ultimo caso, il dolore avvertito dal paziente può essere meno intenso, mentre le secrezioni purulente o a carattere ematico rappresentano il segno principale.
In caso di ascesso acuto il sinus pilonidalis si esacerba come una tumefazione infiammatoria aspecifica. Nella sua forma “cronica” invece la clinica è variabile in base alla gravità dell’infiammazione; in genere è associata alla presenza di orifizi cutanei posti sulla linea mediana comunicanti con una cavità sottocutanea, mediante un tramite fistoloso epitelizzato. Tipica da questi orifizi è la fuoriuscita di peli, facilmente rimuovibili tramite pinza.
ASCESSO IN SINUS PILONIDALIS
ORIFIZIO CUTANEO IN SINUS PILONIDALIS CRONICO
Come si cura il sinus pilonidalis?
Nonostante la malattia pilonidale sia conosciuta da molto tempo, sono stati proposti molteplici trattamenti sia conservativi che exeretici, tuttavia, al momento attuale, non esiste un gold standard terapeutico.
I trattamenti si possono distinguere schematicamente in conservativi, che permettono di ridurre considerevolmente la perdita di sostanza cutanea, e di exeresi.
Metodi conservativi
Metodi di exeresi
Guarigione per seconda intenzione
Gli svantaggi di questa opzione chirurgica sono principalmente da ascrivere al lungo periodo necessario per la guarigione , che varia tra le 5 e le 12 settimane in media, durante il quale si devono effettuare medicazioni molto frequenti, con conseguente interruzione delle attività del paziente.
In alternativa alla cicatrizzazione per seconda intenzione, sono state proposte diverse metodologie per favorire la guarigione per prima intenzione:
Sintesi diretta sulla linea mediana
Tra i metodi di chiusura della ferita chirurgica è il più semplice dal punto di vista tecnico.
Dopo l’asportazione del pezzo chirurgico, consistente in una losanga di cute e tessuto sottocutaneo comprendente il sinus, si appongono diversi punti staccati a U in materiale riassorbibile, distanti circa un pollice uno dall’altro. Sono passanti per la metà dell’altezza dello strato sottocutaneo da entrambi i lati della ferita, e nel punto più profondo si ancorano a livello della fascia presacrale. Successivamente i lembi cutanei vengono affiancati con punti a materassaio verticale , apposti su rotolino di garza grassa per evitare eccessiva tensione ed affondamento delle suture. 19
Sintesi diretta "off-midline"
La tecnica, proposta inizialmente da Karydakis, si basa sull’assunto che, per prevenire la recidiva, si debba interrompere la linea di inserzione dei follicoli piliferi; pertanto, mediante un lembo di scorrimento cutaneo, la naturale fossetta interglutea viene “spianata” e la rima di sutura viene a cadere lateralmente alla linea mediana.
L’escissione viene eseguita mediante un’incisione ellittica, con il centro spostato lateralmente alla linea mediana di circa 2 cm e comprendente i tramiti fistolosi e gli orifizi cutanei del sinus, fino alla fascia presacrale. Dopo accurata emostasi, il tessuto grasso sottocutaneo è scollato per circa 2-3 cm in profondità per permettere lo scorrimento. Si procede quindi alla sintesi del sottocute mediante punti riassorbibili, in doppio strato, il primo dei quali comprende l’ancoraggio alla fascia presacrale del sottocute, ed infine alla sutura cutanea in punti staccati
Plastiche
Tra le tecniche di chiusura diretta dopo asportazione di cisti pilonidale, sono stati proposti diversi metodi derivati dalla chirurgia plastica, per ovviare la gran perdita di sostanza che si evidenzia in talune asportazioni.
Plastica a Z
Lembo romboide di rotazione
Lembo di scorrimento a V
Cosa sono gli ascessi anali / perianali?
Gli ascessi ano-perianali sono delle raccolte di pus che si sviluppano a partire da un ‘infezione delle ghiandole interne all’ano (ascessi cripto ghiandolari) che si espande ai tessuti vicini.
Solitamente si manifestano come tumefazioni arrossate e dolenti dei tessuti attorno all’ano. Possono associarsi a febbre, anche molto alta, disturbi ad evacuare o ad urinare, secrezioni di pus/liquido dalla cute attorno all’ano o dall’ano stesso.
Gli ascesso anali sono un’urgenza chirurgica.
LOCALIZZAZIONI DEGLI ASCESSI PERIANALI
Cosa fare se si sospetta di avere un ascesso anale?
Bisogna recarsi dallo specialista proctologo il prima possibile. Le terapie antibiotiche da sole non sono efficaci e possono “ nascondere” i sintomi dell’ascesso e paradossalmente "peggiorare la situazione".
L’unica terapia efficace per l’ascesso anale è la chirurgia.
Che intervento si esegue in caso di ascesso anale?
L’intervento di scelta è il drenaggio dell’ascesso, che consiste nell’incisione della cute sovrastante, ovviamente in anestesia, per favorire la fuoriuscita del pus.
Durante l’intervento, si ricercheranno anche eventuali tramiti fistolosi ( comunicazioni tra l’interno dell’ ano-retto e l’ascesso), presenti nel 30-70% dei casi, che andranno drenati con dei drenaggi a forma di filo (setoni).
All’interno della cavità ascessuale drenata verrà posizionata una medicazione.
La guarigione definitiva avverrà in alcuni giorni/settimane.
Che cos’ è la fistola anale?
La fistola anale è un’infiammazione cronica delle ghiandole anali (cripto ghiandolare)che consiste nella formazione di un tragitto nei tessuti ano-perianali che solitamente sfocia nella cute attorno all’ano. Questo tragitto fistoloso può interessare gli sfinteri anali (interno ed esterno) a tutto spessore o parte di essi.
Molto spesso può essere una sequela di un ascesso anale.
Le fistole possono essere “semplici” ovvero con un un singolo tragitto, solitamente ad origine cripto ghiandolare, oppure “ complesse”, con più diramazioni, soprattutto in caso di malattie infiammatori croniche intestinali ( morbo di Crohn, Colite ulcerosa), post radio-terapia, in caso di diarrea cronica
Quali sono i sintomi della fistola anale?
Solitamente la fistola anale si manifesta con secrezioni a livello della cute perianale, che fuoriescono da una piccola apertura (orifizio esterno).
A volte si associano a dolore e a piccole perdite di sangue.
L’andamento dei sintomi molto spesso è altalenante, ovvero in alcuni periodi la fistola può essere asintomatica
FISTOLE ANALI
Che trattamenti sono disponibili per la fistola anale?
Drenaggio con setone: consiste nel posizionamento di un filo (in materiale sintetico) all’interno del tramite fistoloso. Il setone permette di drenare le secrezioni della fistola e di prevenire la formazione di ascessi. Si lascia in sede, senza trazionarlo, prima di eseguire un successivo trattamento chirurgico, soprattutto nelle fistole complesse o nelle fistole che interessano in modo estensivo gli sfinteri.
Fistulotomia: consiste nella “ messa a piatto “ del tramite fistoloso, mediante il taglio dei tessuti sovrastanti la fistola. Solitamente si utilizza nelle fistole semplici, che non coinvolgono in modo estensivo gli sfinteri, perché un’aventuale sezione profonda degli stessi predispone allo sviluppo di incontinenza.
Fistulectomia: asportazione del tramite fistoloso. Intervento da eseguire in casi selezionati, molto spesso si esegue parzialmente, oppure in associazione ad altri trattamenti chirurgici, come la sfinteroplastica (ricostruzione degli sfinteri) e l’anoplastica con lembo di scorrimento ( ricostruzione della parete anale con i tessuti vicini)
Utilizzo di materiali biologici (colla, plug): in casi selezionati, il tramite fistoloso può essere riempito con materiale biologico al fine di garantirne la cicatrizzazione. Tecnica relativamente recente.
LIFT: legatura intersfinterica del tramite fistoloso, consiste nel posizionamento di un setone nel tramite fistoloso e successivamente nella legatura del tramite fistoloso nel suo passaggio tra lo sfintere interno e quello esterno. E’ indicato nel trattamento delle fistole che attraversano entrambi gli sfinteri (tran sfinteriche). Ha ottimi risultati, circa 80% di casi di guarigione completa.
Cosa sono le ragadi anali e come si manifestano?
La ragade anale è un’ulcerazione della mucosa anale, di natura solitamente benigna, che si manifesta soprattutto a livello della commissura anale posteriore o con minor frequenza a livello della commissura anale anteriore, e in alcuni rari casi, la ragade può svilupparsi a carico dei settori laterali.
La ragade che insorge nei settori laterali dell’ano può porre il sospetto di malattie infiammatorie croniche intestinali come il morbo di Crohn, o infettive come la sifilide, la tubercolosi , la sindrome da immunodeficienza (AIDS), oppure di cancro ano-rettale.
La ragade molto spesso si accompagna a neoformazioni ano- perianali, quali la papilla anale ( all’interno dell’ano) o la marisca anale (skin tag), ovvero delle escrescenze mucoso o cutanee, a volte di aspetto polipode, solitamente benigne.
I sintomi della ragade anale comprendono il dolore e il sanguinamento, soprattutto post evacuazione, il prurito anale, la sensazione di ano umido e, in alcuni casi la sensazione di peso a livello anale.
Come si formano le ragadi?
La ragade è causata da diversi fattori. Molto spesso il passaggio di feci dure e di diametro aumentato, associato ad uno scarso rilasciamento sfinteriale è la causa principale.
Altri fattori predisponenti possono essere identificati nella diarrea cronica ( irritante), nella scarsa vascolarizzazione della mucosa anale dovuta all’ipertono sfinteriale ( contrattura della muscolatura anale), oppure esiti cicatriziali di pregressi interventi chirurgici.
E’ necessario eseguire una visita proctologica per le ragadi?
Sì, per valutare se la ragade sia acuta ( ovvero insorta da meno di 6 settimane) o cronica, se ci siano caratteristiche di sospetto per altre malattie. Durante la visita proctologica, il chirurgo inoltre valuterà il tono dello sfintere, utile per delineare il trattamento più adeguato.
Quali terapie per la ragade anale?
In caso di ragade anale acuta, i trattamenti medici sono solitamente efficaci.
Innanzi tutto è necessario regolarizzare l’intestino, in modo da ottenere l’evacuazione di feci formate ma morbide ed attuare un’attenta igiene locale.
Sono disponibili diversi prodotti sottoforma di creme che hanno la funzione di indurre un rilassamento della muscolatura anale in modo da favorire una circolazione sanguigna adeguata a livello della zona e permettere quindi la guarigione della ragade e la riduzione del dolore.
Inoltre possono essere associati prodotti cicatrizzanti su consiglio dello specialista.
In casi selezionati può essere utile eseguire uno stretching della muscolatura anale mediante dei dilatatori acquistabili in farmacia, su prescrizione del medico.
Qualora la ragade sia cronica, oppure tutti i trattamenti medici abbiano fallito, è possibile eseguire un intervento chirurgico a scopo curativo.
Che interventi chirurgici si possono fare per la ragade?
In caso di marcato ipertono sfinteriale (spasmo della muscolatura anale) resistente alla terapia medica, l’intervento di scelta consiste nella sfinterotomia laterale interna. Durante questo intervento, vengono sezionate alcune fibre dello sfintere anale interno, in modo da allentare lo spasmo muscolare che mantiene la ragade.
E’ un intervento che si svolge in day Hospital, di solito in anestesia spinale.
I risultati di questo intervento sono superiori a qualsiasi terapia medica disponibile, ma l’indicazione va valutata attentamente dal chirurgo, in quanto la complicanza più grave di questo intervento può essere l’incontinenza (fino al 14%), soprattutto ai gas (fino al 9%) e alle feci liquide (2%).
In caso di normotono od ipotono sfinteriale l’intervento di scelta consiste nell’asportazione chirurgica della ragade e nella ricostruzione del canale anale mediante una plastica (anoplastica) con lembo muco cutaneo di scorrimento o in casi selezionati di lembo di scorrimento a diamante o a casetta (copertura della ragade con i tessuti vicini).
Cosa sono le emorroidi e che problemi possono dare?
Le emorroidi sono dei complessi vascolari presenti in tutte le persone. Possono essere interne all’ano od esterne. Hanno la funzione di drenaggio del sangue della zona anorettale e contribuiscono alla continenza e alla sensibilità della zona anale .
Le emorroidi posso diventare sintomatiche ovvero sanguinare, di solito senza dolore (sangue rosso vivo nel WC dopo l’evacuazione, sulla carta igienica, sulla biancheria), oppure dare altri fastidi come il prolasso (fuoriuscita delle emorroidi dall’ano), gonfiore, senso di peso locale, prurito, sensazione di ano umido, difficoltà nell’igiene con perdite di muco e feci nella biancheria. In caso di formazione di coaguli di sangue al loro interno, possono essere molto dolorose (trombosi emorroidaria/crisi emorroidaria) e non essere reintrodotte nell’ano a causa del gonfiore. In alcuni casi si possono anche formare ematomi (stravasi di sangue nei tessuti attorno all’ano).
Perché le emorroidi diventano problematiche?
La causa delle emorroidi sintomatiche non è ancora stata del tutto chiarita. Il rischio di sviluppare problematiche emorroidarie è aumentato nelle persone che hanno problemi di circolazione locale dovute ad esempio a cirrosi epatica , gravidanza, abitudine a spingere molto durante l’evacuazione o a stare seduti per molto tempo sul WC.
Altri fattori di rischio sono la stitichezza o la diarrea, le malattie del collagene, le disfunzioni del pavimento pelvico, la dieta povera di fibre, la sedentarietà e il sovrappeso.
Devo eseguire una visita specialistica per le emorroidi?
Si. E’ consigliata una visita proctologica con anoscopia per escludere altre problematiche che possono causare sanguinamento rettale o fastidi anali ( ad es: ragadi anali, dermatiti, polipi anali, tumori del retto e dell’ano, malattie intestinali).
Come si possono curare le emorroidi?
In base alla problematica, il medico può proporre trattamenti con farmaci ( compresse, pomate, supposte) oppure un trattamento chirurgico ambulatoriale o in day hospital.
In ogni caso il medico suggerirà dei cambiamenti nelle abitudini igieniche e nell’alimentazione al fine di ridurre i disturbi e di prevenire recidive.
Che interventi si possono fare per le emorroidi?
Legature elastiche: è un intervento che si esegue in ambulatorio, non è necessaria l’anestesia perché indolore. Consiste nel posizionare un piccolo elastico a livello delle emorroidi, durante l’anoscopia. L’elastico ha la funzione di “strangolare” il tessuto emorroidario e successivamente di produrre una cicatrice in tale sede, affinchè non si riformi tessuto emorroidario in quella zona.
Questo tipo di trattamento è indicato in caso di emorroidi che non prolassano esternamente.
Solitamente è un intervento ben tollerato e nei giorni successivi potrebbe essere necessario assumere antidolorifici da banco.
Il trattamento è ripetibile, sempre in ambulatorio, dopo circa 1 mese, anche se il 67% dei pazienti richiede una sola seduta.
Emorroidopessi (ligation anopexy): intervento eseguibile di day hospital, solitamente in sedazione profonda o in anestesia spinale.
Consiste nel posizionare delle suture riassorbibili a livello delle arterie emorroidarie, che dimostrano solitamente una distribuzione classica, in modo da obliterare questi vasi. Le suture vengono poi estese alla mucosa prolassante e fissate in modo da ridurre il prolasso emorroidario e quindi disostruire il canale anale.
E’ un intervento indicato per emorroidi interne o per emorroidi prolassanti ma riducibili e per modesti gradi di prolasso mucoso.
In alcuni casi, la legatura dei vasi emorroidari, può essere eseguita sotto guida di una sonda doppler (THD)
Intervento molto ben tollerato , con tempi operatori diminuti e con dolore minore rispetto all’emorroidectomia tradizionale.
Emorroidopessi con stapler/ intervento sec. Longo
Intervento eseguibile in day hospital e in anestesia spinale o, in casi selezionati, in anestesia generale.
Indicato nei casi di malattia emorroidaria a carattere circonferenziale con associato prolasso mucoso rettale.
Consiste nell’introduzione a livello rettale di una suturatrice dedicata, che rimuove il tessuto mucoso in eccesso e prolassante e tramite una sutura circolare di” graffette” , permette un “lifting” del tessuto emorroidario prolassante che viene riposizionato all’interno del canale anale.
L’intervento di Longo garantisce un minor dolore post operatorio e una ripresa più rapida delle normali attività rispetto all’emorroidectomia classica.
Emorroidectomia
Intervento eseguibile in Day hospital e in anestesia spinale o, in casi selezionati, in anestesia generale.
Indicato nei casi di emorroidi sintomatiche prolassanti e non riducibili o con componente esterna.
Consiste nell’asportazione del gavocciolo emorroidario, lasciando la ferita chirurgica aperta, che guarirà rigenerando tessuto sano, oppure con sutura della ferita chirurgica con punti riassorbibili.
Intervento che necessita di terapia antalgica post-operatoria, ma efficace e sicuro.
Qual è l’intervento migliore per le emorroidi?
Pur essendo disponibili diversi trattamenti per la malattia emorroidaria, un unico intervento non può risolvere qualsiasi problema. L’indicazione all’intervento più adatto ad ogni paziente dev’essere valutata durante la visita proctologica.
Molto spesso però, l’indicazione definitiva, si pone in sala operatoria, poiché il rilassamento muscolare che si ottiene durante l’anestesia, permette la migliore definizione diagnostica possibile, e quindi la decisione terapeutica più adeguata in base al quadro anatomico e clinico.
Cos’ è la coloproctologia?
La colo proctologia è una branca medico-chirurgica che si occupa dei disturbi e delle patologie del colon, del retto e dell’ano.
Le problematiche di interesse colo-proctologico sono:
Chi è il colo-proctologo?
Il colo-proctologo o proctologo è un medico specialista in chirurgia generale, con una specifica preparazione teorica e pratica nei disturbi e nelle malattie del colon, del retto, dell’ano e del pavimento pelvico. Il colo-proctologo tratta le patologie colo-proctologiche, sia con terapie mediche ( consigli igienico-sanitari, farmaci, fisioterapia) che chirurgiche
Quando chiedere un consulto al colo-proctologo?
E’ indicato eseguire una visita colo-proctologica quando sono presenti disturbi come stitichezza, dolore addominale, sanguinamento rettale, incontinenza alle feci o all’aria, perdite anali o gonfiori attorno all’ano, prolasso rettale o del pavimento pelvico, neoformazioni a livello dell’ano, dolore o prurito all’ano.
Come si svolge una visita proctologica?
Il momento principale della visita è il colloquio con il medico, riguardo ai disturbi e ai problemi di salute presenti e passati. Durante il colloquio il medico inquadrerà la problematica per cui si esegue la visita e compilerà la cartella clinica. Si prenderà visione inoltre degli esami portati dal paziente, se ne avesse già eseguiti.
Successivamente, il medico visiterà l’addome per valutare se ci siano problematiche intestinali.
La visita si concluderà quindi con la valutazione proctologica, ovvero con la visita della zona anale e rettale.
La visita si effettua in posizione coricata sul fianco di sinistra, con le ginocchia sollevate verso il petto, come in posizione fetale. Il medico osserverà la cute intorno all’ano, ad esempio per valutare infiammazioni od emorroidi esterne. Successivamente verrà eseguita un’esplorazione rettale digitale con crema anestetica, in modo da ridurre il più possibile il fastidio, per valutare il tono degli sfinteri e la presenza di problematiche ano-rettali. Infine verrà eseguita l’anoscopia ed eventualmente la rettoscopia.
In caso di disturbi del pavimento pelvico femminile, se ritenuto necessario, il medico potrà eseguire una esplorazione vaginale, sempre con crema anestetica, per valutare eventuali prolassi.
Cos’è l’anoscopia?
L’anoscopia è un esame endoscopico mini invasivo della regione ano-rettale. Consiste nell’introduzione all’interno dell’ano di un piccolo strumento ( anoscopio), solitamente in plastica trasparente e collegato ad una fonte luminosa, che permette di vedere l’interno dell’ano e di alcuni centimetri del retto, al fine di diagnosticare la problematica per cui ci si è rivolti al colo-proctologo.
L’esame si esegue utilizzando una pomata anestetica, solitamente non è doloroso, ma solo leggermente fastidioso, in quanto si può provare la sensazione di dover evacuare. Dura pochi secondi.
Cos’è la rettoscopia?
La rettoscopia è un esame endoscopico mini invasivo della regione rettale. Consiste nell’introduzione all’interno dell’ano e del retto di uno strumento ( rettoscopia), solitamente in plastica trasparente e collegato ad una fonte luminosa, che permette di visualizzare la mucosa rettale per circa 10-15 cm. Durante la rettoscopia, verrà insufflata nel retto una piccola quantità di aria per distendere le pareti rettali, in modo da valutarle al meglio.
L’esame si esegue L’esame si esegue utilizzando una pomata anestetica, solitamente non è doloroso, ma solo leggermente fastidioso, in quanto si può provare la sensazione di dover evacuare oppure di gonfiore addominale. Dura circa 1 -2 minuti.
Al termine dell’esame, il medico farà uscire l’aria, in modo da evitare disturbi addominali dopo la visita.
La rettoscopia non si esegue sempre durante la visita proctologica, ma solo in caso il medico lo ritenga utile per completare la diagnosi.
Che preparazione bisogna eseguire prima della visita proctologica?
Prima della visita proctologica NON è necessario eseguire clisteri, né restare a digiuno.
Si può mangiare, bere e prendere i farmaci abituali.
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La Fondazione Istituto San Raffaele G. Giglio di Cefalù, oggi Fondazione Istituto G. Giglio di Cefalù, veniva istituita il 17 gennaio del 2003 attraverso una joint venture tra la Regione Siciliana, il Comune di Cefalù, l'Azienda USL 6 di Palermo, oggi Asp, e la Fondazione San Raffaele del Monte Tabor di Milano. Rappresentava uno dei primi modelli in Italia di sperimentazione pubblica-privata per la gestione di un ospedale pubblico, secondo quanto previsto dall'articolo 9 bis della legge n. 502 del 1992.
Fondazione Istituto
G. Giglio di Cefalù
Contrada Pietrapollastra - Pisciotto
90015 Cefalù (PA)
Tel: +39 0921 920 111
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