La TC cardiaca comunemente nota come TAC coronarica, è un esame radiologico che permette di elaborare immagini tridimensionali del cuore e delle arterie coronarie attraverso i comuni raggi X, quindi , in maniera non invasiva, diversamente dal classico esame coronarografico che invece richiede l’utilizzo di sonde e cateteri vascolari che vengono introdotti da un’arteria del braccio o della gamba.
Le coronarie sono le arterie che irrorano il miocardio, il muscolo cardiaco, e se affette da patologia aterosclerotica possono essere la causa di sintomatologia anginosa e di eventi avversi cardiovascolari maggiori quale può essere l’infarto del miocardio.
La TC coronarica permette di rilevare l’eventuale presenza e di quantificare il grado di aterosclerosi coronarica.
La TAC coronarica può essere effettuata in prevenzione primaria: permette di definire meglio il rischio cardiovascolare mediante il calcolo del calcium-score coronarico (senza mezzo di contrasto), mentre con l'utilizzo del mezzo di contrasto ci offre la possibilità di visualizzare la presenza di malattia coronarica in stadio molto precoce, anche anni prima che possa divenire sintomatica, cosi da poter intraprendere per tempo una terapia farmacologica adeguata (farmaci ipolipemizzanti, cardioaspirina, ecc.)
La TAC può essere considerata inoltre una valida alternativa ai classici test di ischemia di tipo (ecocardiogramma con stress farmacologico, scintigrafia miocardica, comune test da sforzo) in pazienti sintomatici per angina o in cui si sospetti la presenza di coronaropatia o nel caso in cui questi stessi test diano dei risultati inconclusivi.
Il suo maggior punto di forza consiste nell’altissimo valore predittivo negativo, prossimo quasi al 100% (in caso di esito negativo, ovvero di assenza di patologia, si può escludere con ragionevole certezza che la sintomatologia sia da ricondurre ad una paologia coronarica).
La TAC coronarica è una metodica affidabile anche in pazienti già sottoposi a rivascolarizzazione percutanea (angioplastica ed impianto di stent) o chirurgica (bypass aorto-coronarici).
È richiesto il digiuno nelle sei ore precedenti l’esame. È necessario sottoporsi ad esami del sangue per verificare la funzionalità renale del paziente (creatinina) e, dunque, la sua capacità di metabolizzare il mezzo di contrasto senza ripercussioni negative sulla stessa.
Non devono essere sospese eventuali terapie farmacologiche e, in particolare, quelle abituali per l’ipertensione arteriosa o il diabete (fa eccezione la metformina, un antidiabetico orale, con possibile rischo di accumulo in soggetti con compromissione della funzionalità epatica e renale). Deve essere portata in visione tutta la documentazione cardiologica disponibile. L'utilizzo del mezzo di contrasto può essere controindicato nel caso di precedente reazione allergica, di insufficienza renale, di grave insufficienza cardiaca.
In caso di diatesi allergica può essere importante intraprendere una breve profilassi antiallergica con farmaci anti-istaminici e cortisone. Nei casi dubbi è importante contattare il proprio medico curante. Generalmente si pone particolare attenzione allo stato delle donne in età fertile. Le donne con gravidanza certa o sospetta devono segnalarlo.
L'esame è generalmente indolore e piuttosto rapido (dalla preparazione all’acquisizione 15 minuti circa). Il paziente potrebbe percepire come unico disagio quello relativo all'iniezione del mezzo di contrasto, iniettato per via endovenosa, che solitamente è riferito dal paziente stesso come “sensazione di calore”, rapida e transitoria.
La macchina per la TC, diversamente da quella della risonanza magnetica nucleare, è un anello, un tubo aperto e in quanto tale non dovrebbe provocare stati d’ansia in pazienti claustrofobici. Dopo il reperimento di un accesso venoso periferico da parte del personale infermieristico il paziente viene fatto sdraiare su un lettino che si muoverà in direzione orizzontale all'interno di un tubo aperto.
Prima di iniziare l'esame verrà somministrato, solo se necessario e se clinicamente possibile, un farmaco per ridurre la frequenza cardiaca, per ottenere immagini di qualità ottimale, essendo le coronarie delle strutture in rapido movimento durante il ciclo cardiaco.
Il paziente dovrà restare immobile per tutta la durata dell'esame, e affinchè la qualità delle immagini sia soddisfacente sarà necessario che il paziente trattenga il respiro per pochi secondi.
L'esame viene eseguito in collaborazione con i professionisti del Centro cardiologico Monzino di Milano.
La CardioTC si può prenotare in convenzione con Servizio Sanitario Nazionale al numero 0921 920571 dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 13
e martedì e giovedì dalle ore 9 alle ore 13 e in solvenza al numero 0921920126 (clicca qui per orari solvenza).
*Testi a cura del dott. Gianluca Pontone, direttore del Dipartimento Imagin cardiovascolare del Centro cardiologico Monzino di Milano, e del cardioradiologo dottor Stefano Scafuri
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La curvatura del pene costituisce un problema molto più diffuso di quanto si pensi: un recente studio documenta che non meno del 7% dei maschi italiani è affetto da questa patologia. La curvatura può essere di tipo congenito, ovvero presente fin dalla nascita, oppure acquisita, solitamente conseguentemente ad un trauma del pene durante un rapporto sessuale o a una malattia del pene denominata Indurito Penis Plastica o malattia di La Peyronie.
Per quanto riguarda la curvatura congenita, essa si manifesta fin dall’età infantile, anche se la maggior parte delle diagnosi avvengono in età adolescenziale/adulta, in concomitanza dell’inizio dell’attività sessuale. La maggior parte dei pazienti affetti da curvatura congenita riportano una deformazione ventrale, solo raramente dorsale o laterale, e, cosa ancora più importante, tendono ad avere delle dimensioni, in termini di lunghezza dell’asta, decisamente superiori alla media. La curvatura congenita non evolve nel tempo, pertanto l’indicazione alla correzione chirurgica deve essere discussa e condivisa con il paziente, in relazione alla qualità dei rapporti sessuali ed eventualmente al disagio legato all’aspetto estetico dell’asta peniena.
Nel caso il paziente richieda una correzione dell’incurvamento congenito, le possibilità terapeutiche sono sicure, efficaci e rapide in mano a chirurgi esperti. La tecnica applicata viene denominata “corporoplastica” e consiste nel ridurre, tramite punti di sutura, la lunghezza del lato convesso (più lungo) dell’asta peniena, rendendola equivalente al lato concavo. In tal modo il pene risulterà perfettamente diritto, rendendo la penetrazione più agevole, così come l’aspetto estetico dell’organo. Sarà tuttavia necessario accettare un accorciamento del pene, che dipenderà dal grado di curvatura preoperatorio.
Si tratta di un’alterazione che colpisce i corpi cavernosi del pene (i due cilindri che, riempiendosi di sangue, consentono l’erezione) e che determina una progressiva sostituzione della loro naturale struttura di rivestimento, la tunica albuginea, normalmente molto elastica e resistente, con un tessuto fibroso, rigido. Ciò comporta una modificazione dell'aspetto del pene che risulta evidente durante l'erezione: la parte malata, infatti, non essendo più in grado di estendersi, produce una deformazione dell’asta.
Gli incurvamenti dorsali e laterali sono i più comuni ma, talvolta, questa malattia può presentarsi con una piega ventrale oppure con un “anello” costrittivo che deformerà il pene a forma di “clessidra”. In generale, il decorso naturale della malattia, determina un accorciamento progressivo del pene che perde gran parte del proprio volume e della sua elasticità.
A tutt' oggi non si conosce quale sia la causa iniziale che scatena la malattia, tuttavia le ipotesi sono: risposta auto-immunitaria su base ereditaria, micro-traumatismi.
Diagnosi: Purtroppo, nelle fasi iniziali, può manifestarsi solo una certa iper-sensibilità del pene e non sempre, alla palpazione, è possibile riconoscere un’alterata consistenza. Il dolore può essere presente ma non è una costante (2/3 circa dei pazienti). Solo successivamente, con l’avanzare della malattia, compare la deformazione del pene. In seguito, fasi di quiete si alternano a fasi di accelerazione, fino ad una “stabilizzazione” della malattia, con la formazione della cosiddetta “placca” che, nei casi più gravi, può raggiungere una consistenza ossea.
I tempi sono imprevedibili, perché variano da caso a caso: è possibile che si formino nuove placche, in altre zone del pene, con una modificazione continua della curvatura e talvolta anche con un raddrizzamento dell’asta (quando la malattia, diffondendosi, determini delle contro-trazioni).
L'interessamento del setto intercavernoso (la “spina dorsale” situata tra i due corpi cavernosi) comporta invece una retrazione diffusa dell' asta, più che un incurvamento o una deformità della stessa.
Terapia: Esistono diversi tipi di trattamento per questa patologia. Lo scopo primario è arrestarne lo sviluppo, essendo questa potenzialmente ingravescente nel tempo. Una volta individuata una zona di fibrosi, con l’esame obiettivo e con l’ecografia peniena, si può procedere quindi con diverse tecniche, in base alle esperienze del medico di fiducia.
Testi a cura della dott.ssa Alessandra Giacalone
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La Fondazione Istituto San Raffaele G. Giglio di Cefalù, oggi Fondazione Istituto G. Giglio di Cefalù, veniva istituita il 17 gennaio del 2003 attraverso una joint venture tra la Regione Siciliana, il Comune di Cefalù, l'Azienda USL 6 di Palermo, oggi Asp, e la Fondazione San Raffaele del Monte Tabor di Milano. Rappresentava uno dei primi modelli in Italia di sperimentazione pubblica-privata per la gestione di un ospedale pubblico, secondo quanto previsto dall'articolo 9 bis della legge n. 502 del 1992.
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